Sono la mamma di uno splendido bambino di 9 anni con diagnosi di “ grave disfasia evolutiva”, almeno questa è l’ultima attribuitali dopo averne collezionato altre varie del tipo: “disturbo di regolazione”, “disturbo della comprensione del linguaggio”, “disturbo dell’apprendimento con iperattività”, “disturbo di sviluppo”. Già questo basterebbe per mandare letteralmente in crisi dei genitori che come tutti i genitori hanno grandi aspettative per il proprio figlio e invece lo vedono crescere in maniera “diversa” dagli altri bambini e non hanno a questo una chiara e concisa risposta e soprattutto non hanno supporto psicologico e di guida verso il percorso più adatto da seguire per il proprio bambino.
Tutti gli equilibri familiari crollano e detto dai “ professionisti” del settore: neuropsichiatri, psicologi, psicoterapeuti che negli anni lo hanno visitato, non si può far altro che accettare la disabilità del proprio bambino e garantirgli qualche ora di psicomotricità e logopedia settimanali dalla ASL di competenza. Terapie intraprese il più in fretta possibile, ma dimostra tesi completamente inutili per aiutare mio figlio, che nel frattempo compie 6 anni e sviluppa anche atteggiamenti problema e una forte iperattività.
Cominciamo così a guardarci in torno, mentre il neuropsichiatra ci invita ad abbandonare assolutamente l’idea di un possibile sviluppo del linguaggio ed a valutare uno strumento comunicativo alternativo al linguaggio verbale. Intraprendiamo un percorso, dove qualcosa comincia a muoversi, mio figlio migliora nel comportamento e l’apprendimento, ma il linguaggio è sempre fermo e questo gli crea grossi problemi nella socializzazione e interazione con i coetanei. Mi rassegno che mai avrei sentito la voce di mio figlio, dovevo accontentarmi dei risultati ottenuti senza però mai sapere ciò che in realtà riusciva ad apprendere, non potendo mai avere un riscontro verbale di ciò che gli veniva insegnato nelle terapie.
Sento un giorno parlare positivamente da una mamma del centro Logopsicopedagogico della prof. dott. Antonia Campanella “la Comunicazione” e decido di fissare un appuntamento, senza però farmi grosse illusioni. Mi ha stupito molto il suo grande ottimismo, la fiducia e la considerazione nutrita per il mio bambino, mi disse che con tanto impegno e pazienza in breve tempo mio figlio avrebbe potuto parlare come gli altri bambini. Abbiamo cominciato ad attuare il metodo dell’ “Autogestione Verbo-Vocale” da lei ideato rendendoci parte attiva della riabilitazione di ns. figlio, potendo assistere ad ogni terapia e facendoci dare istruzioni dalle sue collaboratrici per continuare a casa il lavoro fatto nel centro.
Dopo appena un anno di intervento riabilitativo con questo metodo, mio figlio a 9 anni comincia a riformulare parole di senso compiuto e sta imparando a scrivere e leggere, è molto più sereno perché sa di essere capito e può dimostrarci ogni giorno il suo sapere e quanto è in grado di imparare velocemente. Sicuramente il percorso è ancora molto lungo, ma finalmente abbiamo trovato la strada più giusta per lui. Sarebbe fondamentale se le istituzioni si muovessero affinché per ogni bambino in difficoltà si individui, il più precocemente possibile, il metodo più adatto al raggiungimento degli obbiettivi per lui ottimali e alla sua più possibile autonomia, promuovendo e soprattutto convenzionando i vari metodi educativi/cognitivi esistenti, allargando così la scelta per le famiglie e la possibilità di usufruirne indipendentemente dalla fascia di reddito.
Con la speranza che il mio grido di mamma, carico di speranza per il futuro del proprio bambino, possa essere ascoltato da chi può fare qualcosa per riaccendere la speranza in altri genitori, con stima vi saluto.
Altamura, 06/07/2013
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